– di Antonio Trentin –
A Fabriano “città creativa dell’Unesco” si va per incontrare la suggestione di un centro medievale con molte emergenze artistiche e architettoniche – dai palazzi comunali a quello vescovile, dall’oratorio della Carità alle logge di San Francesco e al Teatro Gentile – per cercarne le golosità gastronomiche (a partire dal salame presidio Slowfood), ma soprattutto per visitare il suo Museo della Carta e della Filigrana all’interno dello splendido complesso monumentale di San Domenico (www.museodellacarta.com).
Dalla tradizione della carta a mano
all’industria d’avanguardia
Nella storia europea della carta la vicenda di Fabriano rappresenta una peculiarità assoluta, che si spinge indietro di oltre sette secoli.
L’arte di ricavare fogli dagli stracci praticamente nacque qui, perfezionata dall’applicazione della “pila idraulica” a maglio battente multiplo, derivata dalla macchina usata per follare la lana. “Carta alla moda di Fabriano” fu uno dei nomi del prodotto che rivoluzionò la diffusione della cultura letteraria e le pratiche amministrative e archivistiche del Medioevo, e poi ebbe il boom al tempo della nascita dell’arte tipografica.
Dal 1984, grazie anche a preziosi materiali provenienti dalle storiche Cartiere Miliani, l’allestimento museale nell’ex-convento dei Domenicani propone diverse sezioni tra cui la ricostruzione di una gualchiera, il tipico laboratorio medievale che sorgeva vicino a un corso d’acqua: a Fabriano lungo il piccolo fiume Giano, a monte della zona delle concerie oggi trasformate in un prezioso centro di recupero della tradizione della carta a mano filigranata grazie alla fondazione Carifac (www.carifacarte.it).
Nel museo è possibile assistere alla lavorazione a mano della carta, ammirare una collezione di antichi fogli filigranati prodotti dal 1267 in poi, visualizzare il viaggio storico della carta dall’Estremo Oriente cinese fino alla tradizione produttiva araba e alle vicende europee che ebbero e mantengono in Fabriano una vera e propria capitale.
Cuore della memoria produttiva fabrianese moderna sono gli spazi di archeologia industriale attrezzati su 2000 metri quadrati della possente cartiera che fu della famiglia Miliani – due secoli fa inglobatrice delle strutture artigianali della città – e che dal 2002 è del gruppo cartario veronese Fedrigoni.
Lungo alcune grandi sale – arredate con spunti di artisti contemporanei e corredate di materiali di lavoro che sono scoperte eccezionali per i profani (come le grandi “reti” per i rulli che hanno prodotto cartevalori filigranate per banche di Stato e società private e pubbliche) – si vive la magia della tecnica trasformata in arte nel Fabriano Paper Pavilion (www.fondazionefedrigoni.it).
Il palio di San Giovanni:
corse pazze e lavoro di fucina
Chi sposterà all’anno prossimo la visita a Fabriano, deve segnarsi in calendario la data di San Giovanni Battista: il 24 giugno, giorno (anzi serata) di appuntamento con il palio.
Una corsa pazza e velocissima sul lastricato delle vie del centro storico, poi un test di destrezza in un gioco ispirato alle tradizioni medievali, infine un prova di forza fisica e precisione manuale sul palco in piazza dove i mantici infuocano le braci che fanno rosso un ferro da trasformare in chiave. Il successo andrà a chi sfreccia veloce tra i palazzi medievali, infila una gabbia di anelli, soffia l’aria giusta nella mini-fucina scaldata anche dagli sguardi di migliaia di tifosi, e infine martella come si deve la sbarra modellata che aprirà la porta alla vittoria. Il palio di Fabriano è questo, cimento virile per i giovanotti dei quattro quartieri che prendono il nome dalle porte antiche (Borgo, Cervara, Piano e Pisana) e alla fine, per chi perde male, motivo di pubblico pianto disperato.
I fabrianesi lo aspettano e lo preparano per un anno, fino alla ricorrenza del patrono, e lo vivono nella cornice della Piazza Alta e della Piazza Bassa. Ogni quartiere partecipa con un fabbro e otto garzoni che fanno staffetta per quattro frazioni, infilzano una serie di anelli con una lancia, guadagnano una barretta di ferro da rendere malleabile sopra i carboni accesi fin da inizio gara, la lavorano davanti ai giudici e sperano di averla fatta giusta per infilarla e girarla nella toppa che farà scattare in alto il gonfalone contradaiolo.
La Sfida del Maglio è il momento clou del giugno fabrianese che da metà mese mobilita la Città della Carta anche per una collana di infiorate artistiche nelle chiese del centro (con fiori e petali si “dipingono” soggetti artistici della tradizione e della modernità), un torneo di arcieri e una pre-sfida corsa la sera prima di San Giovanni, il Palio dei Monelli (www.fabrianopalio.it).
Borghi, grotte e architetture romaniche
nell’area intorno alla città
Nelle vicinanze di Fabriano sono interessanti da visitare Genga, Serra San Quirico e Arcevia e non sono lontane le grotte di Frasassi, l’ambiente speleologico forse più spettacolare al mondo.
Due gioielli del territorio sono i resti degli insediamenti romani del parco archeologico di Sentinum (luogo di un’importante “battaglia delle nazioni” che nel 295 avanti Cristo diede ai Romani una strategica vittoria su Galli Senoni e Sanniti) e il monastero di Fonte Avellana (nella foto).
Quest’ultimo, costruito dai benedettini camaldolesi, risale al 980, quando alcuni eremiti scelsero di costruire le prime celle di un eremo che nel corso dei secoli diventerà l’attuale struttura alle pendici boscose del monte Catria, a 700 metri sul livello del mare (www.fonteavellana.it). Notevole lo scriptorium dedicato a San Pier Damiani – intatto attraverso i secoli – dove i monaci amanuensi trascrivevano su pergamena antichi testi.