di Antonio Trentin
Una squadra di appassionati botanici al lavoro. Una serie di campagne di studio articolate per aree geografiche e altimetrie. Un impegno di singoli e di gruppo durato anni e anni. Una raccolta di immagini senza pari. Una presentazione grafica che non ha precedenti. Sono tutti questi gli ingredienti di un risultato al quale la casa editrice veronese Cierre si dedicava da tempo: i due volumi di grande formato di “Flora del Veneto dalle Dolomiti alla laguna veneziana” pubblicati in questi giorni.
L’opera raccoglie oltre 3100 schede per quasi 4000 specie vegetali censite, tutte complete di sinonimi e nomi dialettali, con fotografie e cartine sulla presenza delle piante nella regione, e con i dati di ciascuna riguardanti le dimensioni, il periodo di fioritura, la longevità, l’habitat e la distribuzione per provincia e per altitudine (…).
La prima riguarda le caratteristiche dell’area oggetto dell’indagine: “Il Veneto – scrive – è una delle regioni italiane più ricche di piante vascolari e ospita elementi floristici esclusivi e rari, che rendono la flora di questa regione originale e unica nel panorama nazionale”.
La seconda qualifica specificamente l’azione scientifica dei sette autori che “hanno riassunto in quest’opera anni di scrupoloso lavoro, di collaborazione con amici e appassionati, di osservazioni di campo fatte con rigore e determinazione, e soprattutto di attenzione e passione nei confronti della Natura e dei gioielli che custodisce”. Il tutto condotto, spiega Bartolucci, attraverso una revisione critica della bibliografia floristica veneta, studi mirati e innumerevoli esplorazioni in aree ancor oggi poco conosciute e talvolta inesplorate (…).
Caratteristica della regione è l’esistenza di “santuari botanici” che furono studiati presto e hanno conservato particolarità vegetali di grande interesse scientifico: il monte Baldo veronese, “Hortus Europae” e prima tappa degli studiosi transalpini nei loro viaggi in Italia; il monte Summano, che fu presente nei testi botanici antichi con quasi la stessa frequenza del Baldo; le Vette Feltrine indicate come uno dei principali luoghi della biodiversità alpina; le Dolomiti Bellunesi entrate nella Lista del patrimonio dell’umanità Unesco anche per le loro caratteristiche vegetali; i Colli Euganei, scrigno di vegetazione mediterranea nel contesto padano; la Laguna che, come viene osservato in “Flora del Veneto”, “pur nella drammatica e devastante trasformazione turistica dell’ultimo mezzo secolo, conserva ancora tessere ambientali altrove scomparse” (…).