Forte Leone, storia di un’opera dimenticata

A poco più di 1500 metri di quota tra Altopiano e Grappa, la fortificazione di Cima Campo era la più attrezzata e costosa tra le opere dello “sbarramento Brenta-Cismon” progettato ai primi del ‘900. Dalla retorica prebellica aveva avuto il nome di Leone. Ma in pratica, scavalcata prima e poi dai fronti italo-austriaci, non sparò che pochissimi tiri, e rimase largamente intatta fino al tentativo di distruzione operato dagli austriaci in fuga ai primi di novembre del 1918.
Doveva controllare la parte mediana della Valsugana. Era in linea con i forti di Cima Lan, verso Lamon, e del Lisser, sopra Enego. Aveva potenti corazzature e una potenzialità molto alta di batterie da fuoco. Soltanto nei giorni successivi alla disfatta di Caporetto, però, ebbe un ruolo breve di protagonista, come punto di contrasto a difesa dell’arretramento italiano verso il Grappa.
Forte Leone libroLa storia del forte sulla montagna di Arsiè – oggi facilmente raggiungibile e mete di belle passeggiate – è ricostruita in “1906-1918. Un leone fra Brenta e Cismon” , ultimo libro di Luca Girotto, autore di una dozzina di studi su reparti e fortezze, medico radiologo a Borgo Valsugana ma fin da giovane appassionato di storia militare.
Dalla progettazione alla costruzione, dal modesto ruolo bellico al tracollo edilizio, fino ai recenti interventi di recupero, il Forte Leone è raccontato con il supporto di un’eccezionale ricchezza di documenti dagli archivi di Roma e Vienna; di fotografie, molte dall’Archivio conservato dal Comune di Valdagno; e di rilievi dell’architetto Fabrizio Pat.
Con testimonianze e fonti inedite, Girotto racconta anche la “cattura del Leone”, la battaglia che vide l’opera corazzata (fornita solo di tronchi di abete tinti per sembrare cannoni…) soccombere agli austro-tedeschi il 12 novembre 1917, dopo un’accanita resistenza di 300 alpini del battaglione “Monte Pavione”.

Luca Girotto1906-1918. Un leone fra Brenta e Cismon, Edizioni Dbs,  328 pagine, 15 euro.