– Il menù del doge Andrea al ristorante del The Gritti Palace sul Canal Grande

“Data l’acqua delle mani (…) vennero li servi con lo scalzo et comenzò il pranzo”: così Marin Sanudo, nominato nel XVI secolo storiografo ad honorem della Repubblica di Venezia, descrive l’inizio di uno dei sontuosi e divertenti banchetti offerti dall’allora capo di Stato della Serenissima, Andrea Gritti (qui sotto ritratto in un olio della scuola del Tiziano proveniente da un’asta londinese di Sotheby’s del 2016).

A leggere la lista delle portate servite durante una delle sfarzose feste del 77° doge, tra il 1523 e il 1538, si resta colpiti dalla qualità delle pietanze a tavola e, allo stesso tempo, dal fatto che molti piatti potrebbero essere assaggiati anche oggi a Palazzo Pisani Gritti affacciato sul Canal Grande.

Lo splendido edificio in stile gotico veneziano, realizzato nel 1475, fu prima residenza privata del doge Gritti e successivamente – a partire dalla fine del XIX secolo – uno degli hotel più prestigiosi e sofisticati della città: il The Gritti Palace, nelle cui stanze hanno soggiornato ospiti del calibro del musicista Igor Stravinskij, degli scrittori Ernest Hemingway e Somerset Maugham, degli attori Marcello Mastroianni e Lauren Bacall.

Daniele Turco, executive chef del Club del Doge, il ristorante del The Gritti Palace, ispirandosi ai testi dell’epoca, ha voluto rendere omaggio al suo iconico ispiratore rileggendo con un raffinato tocco contemporaneo pietanze che si sarebbero potute gustare nei grandi banchetti dogali insieme all’allora “vertice” della Serenissima.

Ecco allora nascere un esclusivo menù: Seppia, fave e cipolla rossa (nella foto), Risotto di erbette primaverili con fonduta di robiola Roccaverano, Saor di Colombini, Pollo alla Gritti e, per un finale in dolcezza, Trionfo di frutta e crema fritta del Doge con spuma di zabaglione.

Al The Gritti Palace-a Luxury Collection hotel-Venice, la bellezza degli ambienti e la qualità degli arredi sono supportati da un’accoglienza raffinata – sempre capace di rispondere alle necessità di una clientela ricercata e internazionale – e da un’offerta epicurea che sa esaltare la grande tradizione gastronomica italiana.

La filosofia di cucina è coerente con i risultati raggiunti dagli importanti restauri conservativi che hanno interessato l’hotel negli anni passati e che hanno permesso di riportare alla luce elementi decorativi originali dell’epoca.

Ispirandosi anche a questo prezioso recupero, Daniele Turco ha deciso di avviare un proprio percorso di riscoperta e reinterpretazione dell’antica tradizione culinaria lagunare del XVI secolo (qui sopra in foto il Rombo alle erbette), tanto amata anche dall’allora “paron de casa” Andrea Gritti, il cui ritratto cinquecentesco troneggia nel salone-biblioteca dell’hotel.

“Con il Menù del Doge ho voluto unire passato, presente e futuro in maniera non convenzionale” spiega lo chef (secondo da destra nella foto): “Le primizie veneziane mi offrono sempre suggestioni nuove e quando ho potuto constatare cosa mangiava il doge Gritti circa cinquecento anni fa, la fantasia e la voglia di sperimentare sono partite al galoppo. Le portate che presentiamo combinano il gusto rinascimentale con la grande offerta del territorio lagunare, dove pesce, selvaggina, ma anche ortaggi e frutta hanno saputo dar vita ad una tradizione culinaria ben definita. Considero questo menù come una porta che si apre su un’epoca passata, ma che può conquistare anche i palati gourmand di oggi”.

Agli ospiti che vogliono scoprire tutti i segreti delle ricette tradizionali e gli ingredienti dei menù, The Gritti Epicurean School, la scuola di cucina guidata dallo chef Turco, propone speciali lezioni private in sua compagnia.

Paolo Lorenzoni, general manager del The Gritti Palace (in foto nella sala della scuola di cucina) commenta così la creazione del Menù del Doge, che chiude simbolicamente l’anno di celebrazioni per il settantesimo anniversario dalla prima inaugurazione dell’albergo: “Grazie all’estro creativo di Daniele Turco, proseguiamo felicemente lungo il tracciato intrapreso dalla nostra offerta enogastronomica, capace di soddisfare le esigenze e i desideri degli ospiti, innovandosi senza snaturarsi. Il nuovo Menù del Doge consolida l’esperienza fine dining dei palati più ricercati, ma si integra alla perfezione nel modello di ristorazione promosso dal The Gritti Palace, che sa anche regalare momenti rilassanti con proposte godibili 24 ore su 24”.

Nel solco della migliore proposta regionale, al Club del Doge grande rilevanza è riservata anche alla carta dei vini, dove spiccano i rossi del Triveneto, il Prosecco, ma anche i vini delle isole veneziane; una proposta che si accosta in maniera equilibrata all’offerta completa della cantina del The Gritti Palace, dove sfilano i grandi nomi della tradizione vitivinicola italiana e internazionale.

L’ampliamento dei menù degustazione del Club del Doge si inserisce nel percorso d’eccellenza che contraddistingue tutti i luoghi di incontro del The Gritti Palace di Venezia.

Il ristorante, il bar Longhi e il The Gritti Terrace rappresentano centri di convivialità, per gli ospiti e per i veneziani, che amano trattenersi qui per ammirare sia gli splendidi spazi dell’hotel sia la strepitosa vista sul Canal Grande.

Per tutta la bella stagione, a partire da aprile e fino a ottobre, dalle 12 alle 18, il The Gritti Terrace propone un menù ideale per pranzi leggeri o per aperitivi rilassanti, al cospetto di una delle vedute più belle e suggestive al mondo.

Il bar Longhi – e, durante l’estate, il suo spazio esterno, la Riva Lounge che offre un panorama eccezionale sulla basilica di Santa Maria della Salute – è riconosciuto come uno dei migliori cocktail-bar della città, con frequentazioni illustri a partire da quella di Hemingway storico cliente con suite fissa (in foto) giusto sopra il piccolo e curioso ingresso dal campo Santa Maria del Giglio. Accanto all’ampia offerta di mixology, gli ospiti possono gustare una selezione di proposte dolci e salate. L’ambiente, intimo e accogliente, è impreziosito da vetri di Murano, dal bancone in marmo policromo e dai sei dipinti dell’artista settecentesco cui il bar deve il nome.