– A Rovigo, nel Museo dei Grandi Fiumi, per conoscere le terre tra l’Adige e il Po

– di Antonio Trentin –

museo-rovigoNell’ala principale del grande monastero olivetano di Rovigo, egregiamente recuperato vent’anni fa all’uso culturale dopo essere stato la storica casa di riposo della città polesana, un museo di inconsueta vivacità è dedicato alla preistoria, alla storia remota e meno remota della provincia – con l’ultima sezione recentemente aperta dedicata al Rinascimento – e in particolare al tema dell’acqua.

Intorno a non molti ma molto interessanti reperti della paletnologia e dell’archeologia del Rodigino – manufatti in pietra e ceramica, tombe, corredi funerari delle età del bronzo e del ferro – è stato allestito un percorso particolarmente suggestivo, che si snoda nel lungo vano centrale e nelle cellette laterali che furono dei monaci.

Un percorso che risulta concluso nella sua progettazione iniziale, ma che, se si deve misurare dall’ampiezza degli spazi a disposizione, potrà avere ancora parecchio sviluppo. Quello degli olivetani di San Bartolomeo era d’altronde uno dei massimi complessi edilizi rodigini tra il Cinque e il Seicento, impostato intorno a due chiostri.

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È essenzialmente didattica l’esposizione dei pezzi originali e delle ricostruzioni: cioè quanto di più lontano dai “musei espositivi” tradizionali ci si può immaginare. Perché diventa possibile, passo dopo passo, manipolare pezzi concretissimi di “archeologia vivente”, tendere un arco, far combaciare gli stampi per la fusione di lance, sperimentare come funzionava un telaio.

Nel Museo dei Grandi Fiumi – questa la denominazione della struttura di Rovigo – è l’acqua dell’’Adige e del Po a fare da filo conduttore: fonte di vita e ragione degli insediamenti umani, elemento che forniva nutrimento attraverso la pesca, via di comunicazione e di scambi commerciali con altre culture, elemento-base del paesaggio del Delta.

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Tra i punti di maggiore interesse del museo sono da citare i ritrovamenti dell’insediamento protostorico di Frattesina presso Fratta Polesine, lungo il corso dell’antico Po di Adria; la sezione dell’età del ferro con la ricostruzione delle vie commerciali (e quindi dei contatti culturali) che si svilupparono lungo le diramazioni del Po finite interrate e oggi scomparse; la ricostruzione della villa rustica di età romana a Chiunsano di Gaiba; il corredo di gioielli della dama ostrogota inumata pure a Chiunsano; le ceramiche cinquecentesche del rodigino Francesco Xanto Avelli.

Interessante, tra il resto, anche un video sull’evoluzione del Delta del Po in relazione alla storia dei centri urbani di Adria e di Spina, rispettivamente il porto che diede il nome al mare antistante e la città etrusca grecizzata ritrovata durante la bonifica delle Valli di Comacchio, che ha restituito il ricchissimo patrimonio conservato nel Museo archeologico nazionale di Ferrara.

L’attività del museo di Rovigo era nata, all’inizio degli anni Duemila, in collegamento con un progetto di monitoraggio dei museo-dei-grandi-fiumi-rovigoiprincipali bacini fluviali europei, in particolari quelli con foce a delta di rilevante importanza naturalistica.

L’obiettivo è stato quello di basarsi sulle conoscenze storico-ambientali per meglio sviluppare la gestione territoriale e la valorizzazione del patrimonio culturale delle aree dei Grandi Fiumi. Con il Po e l’Adige polesani, partecipavano fin dall’inizio a questa “rete” il Danubio rumeno (Dunàrea), l’Ebro e il Guadalquivir spagnoli, il Reno centro-europeo, il Rodano francese, il Tago-Tejo ispano-portoghese, il Tamigi inglese e la Vistola polacca.

Info. Il museo è ubicato accanto alla chiesa di San Bartolomeo, a pochi minuti a piedi dalle piazze del centro di Rovigo. Telefoni: 042525077-042528665. Internet: www.museograndifiumi.it. Orario: da martedì a venerdì 9-13; sabato e domenica 10-13/16-19. Ingresso: intero 4 euro, ridotto 2 euro; gratuito fino a 6 anni e sconti per famiglie.