– di Antonio Trentin –
Prima di essere il marchio della schiera celeste di angioletti che imperversano nelle stube altoatesine e nelle tavernette nostrane, il nome gentilizio dei Thun – un cui ramo assai collaterale è, appunto, quello bolzanino delle odierne belle ceramiche – è stato quello di una casata illustrissima nel Trentino, che era allora il Tirolo meridionale.
I Thun si chiamavano Ton e tenevano castello sopra Vigo. Erano signori di belle fette della Val di Non, dove già si gustavano le mele che oggi fanno Melinda di nome proprio.
Si tedeschizzarono all’anagrafe nobiliare in omaggio agli imperatori asburgici, di cui erano ricchi e potenti feudatari zonali oppure fidati vescovi-principi nel castello trentino del Buonconsiglio.
Si ripartirono in genealogie differenti che ogni tanto si ricomponevano per via di matrimoni misti d’amore familiare e d’interesse patrimoniale: una di esse, cresciuta di rango e di fortune nella lontana Boemia fino a possedervi 35 castelli e 10 palazzi a Praga, divenne l’ultima proprietaria a Vigo nel 1926.
Ma il nome Thun è tornato a brillare pochi anni fa, quando il castello che domina la bassa Val di Non – con i suoi sette secoli e mezzo di storia – è diventato visitabile dopo un lungo e accurato recupero architettonico e un altrettanto lungo e minuzioso restauro delle numerose opere conservate.
Recentissimo, invece, è il riallestimento del percorso museale e dell’apparato di didascalie che lo spiega ai sempre numerosi visitatori.
La struttura fu già dal XVI secolo più civile che militare. L’aspetto – su un impianto tipicamente gotico – è quello di un castello residenziale, non di una fortezza. Sopravvive tutto del complesso sistema di fortificazioni – con torri, bastioni lunati, fossati, cammini di ronde e un vasto terreno immaginato luogo di tornei – però la parte signorile è un palazzo con bei tocchi rinascimentali e con un completo rinnovamento ottocentesco, non un mastio-caserma.
Il primo incontro è con la “porta spagnola”, chiamata così per i larghi e massicci conci bugnati che incorniciano l’arco a tutto sesto.
Oltre il ponte levatoio e il primo cortile, ecco l’ingresso al palazzo, dove già si incontrano i primi affreschi.
Le stratificazioni architettoniche scombussolano un po’ l’abituale sequenza dei piani nelle residenze nobiliari: se al pianterreno si ritrovano le stanze di servizio risalenti nella struttura al periodo gotico (in particolare le cucine), il primo livello è quello che fu riservato alla servitù, mentre il piano nobile era più in alto, con l’ultimo piano riservato agli appartamenti dei signori.
L’arredamento – ed è questo uno dei pregi principali di Castel Thun come museo – resta in massima parte quello che, fino a quarant’anni fa, le famiglie succedutesi avevano accumulato attraverso i secoli. Lo spazio più notevole è la “stanza del vescovo”, interamente rivestita di legno di cirmolo, con il soffitto a cassettoni e una porta monumentale di eccezionale ricchezza.
E in tante sale si ritrovano mobili e quadri di buon interesse e di epoche spazianti dal Rinascimento al Biedermaier: letti e lettoni, dormeuse, secrétaire, cassettoni a ribalta, stipi, comodini stile impero, grandi stufe a olle di ceramica rifornite da nascosti stanzini di servizio; e dipinti della scuola dei Bassano o dei caravaggeschi, nature morte, scene di caccia, ritratti dei signori e dei vescovi trentini.
Info: www.buonconsiglio.it/index.php/it/Castel-Thun – Si raggiunge uscendo al casello di S. Michele all’Adige dell’A22 del Brennero e percorrendo poi la strada 43 della Val di Non fino a Vigo di Ton. – Tel. 0461233770.