– Rieti, la Sabina e la Valle Santa francescana: mete per la fede, la storia e il buon cibo

Storica dimora degli antichi Sabini, che contesero ai Romani il primato nell’Alto Lazio al tempo del leggendario Ratto delle loro  donne e diedero il nome al territorio, la Sabina è un’area prevalentemente collinare che si estende per buona parte della Provincia di Rieti e arriva a ricoprire anche una parte della Provincia di Roma, la cosiddetta “Sabina romana”.
In questa zona si alternano campi di ulivi che danno un ottimo olio DOP e borghi medievali con castelli e antiche vie.
Tra le attrazioni culturali c’è l’Abbazia di Farfa, monastero della congregazione benedettina cassinese, che prende il nome dal fiume che scorre nelle vicinanze.
Numerosi sono anche gli eremi, tra i quali spiccano quello di San Cataldo, vicino a Cottanello, e quello di San Silvestro, nella Sabina Romana.
Nel Reatino è compresa anche la Valle Santa, pianura dalla forma quasi circolare, chiusa lungo tutto il perimetro da colline e monti, tra cui il Terminillo. Vi sorgono quattro luoghi francescani: i santuari di Fonte Colombo, Greccio e Poggio Bustone e quello della Foresta.
La Valle Santa è fertilissima e durante l’estate è possibile ammirare un “mare giallo”, vista l’elevata produzione di grano. I monti che la circondano sono ricoperti da boschi antichissimi di faggi, querce, castagni ed abeti. Quest’area vanta anche la cospicua presenza di acqua, famosa in tutto il mondo per la sua purezza, con il fiume Velino che solca tutta la pianura ed entra nella città di Rieti e con sorgenti spettacolari che emergono dal suolo, come quelle di Santa Susanna.
La bellezza della natura che anima la valle ha sicuramente ispirato e condotto San Francesco in questa zona, dove compì tre gesti fondamentali della sua vita spirituale: nel 1223 ispirò  il primo Presepio della Cristianità a Greccio (dove si svolge una rievocazione ed è allestito un museo internazionale), nello stesso anno scrisse a Fonte Colombo la Regola definitiva dell’Ordine e qui potrebbe aver composto nel 1224 parte del Cantico delle Creature.
Per chi sarà visitatore di Rieti capoluogo, sono da segnalare una meta culturale e una tipicità gastronomica.
La Cattedrale di Santa Maria Assunta, consacrata nel 1225 da papa Onorio III, dalla facciata in stile romanico e con gli interni in stile barocco, domina il centro storico della città. Al suo interno, tra le tante cappelle e le opere che la adornano c’è una cappella, progettata da Gian Lorenzo Bernini, dedicata a Santa Barbara, patrona della città. La cripta romanica, edificata fra il 1109 ed il 1157, è chiamata Basilica inferiore per la grandezza e la posizione a livello del piano stradale. Struttura a sé stante ma comunque adiacente alla cattedrale, è il battistero di San Giovanni in Fonte, che ospita al suo interno il Museo del Tesoro del Duomo.
I “pizzicotti” sono una delle paste fresche che abbondano nella tradizione del Reatino. Le altre sono catalogate nel volume “Cucina Sabina” di Maria Giuseppina Truini Palomba:  “Cecamariti, cordelle, curioli, falloni, fatti e tagliati, frascarelli, fregnacce, frigulozzi, ciufulitti, gnucchitti pilusi, jacculi, mafriculi, pizzicotti, ‘ngritoli…”.
Le paste erano sempre fatte in casa, prodotte con acqua e farina oppure con la pasta lievitata, come i “pizzicotti” tipici di Contigliano, che nascevano infatti dalla pasta avanzata dalla lavorazione del pane.
Il nome deriva dal metodo di lavorazione utilizzato dalla massaia, che traeva piccole quantità di impasto dalla massa lavorata su un canovaccio e buttava i “pizzicotti” appena fatti in abbondante acqua salata per la cottura alla quale seguiva il condimento con olio, aglio, peperoncino, pomodoro e pecorino finale.