– di Antonio Trentin –
Un corso “rinascimentale”, in stile Palladio, ma costruito duemila anni fa o poco meno. Uno dei più belli salvati dall’archeologia. Una sorpresa che spunta nelle semidesertiche terre dell’antica Decapoli romana, le cui memorie storico-artistiche oggi scavalcano i confini di tre stati del Medio Oriente: Siria, Giordania e Israele.
È una lunga via fiancheggiata da un marciapiedi e da lunghi portici colonnati, lastricata a spina di pesce, sull’asse urbano che va dall’antico teatro al complesso religioso del tempio, con in mezzo una striscia di pietra tagliata a dorso d’asino che copre la canalizzazione idraulica.
A metà della via si apre una vasta esedra: ciò che ne resta è la traccia di una sorta di centro commerciale, il fulcro di una città diventata importante nel periodo ellenistico, allo sfaldamento dell’impero di Alessandro Magno; poi ricca e potente mezzo millennio più tardi, quando Roma e l’impero d’Occidente iniziavano a declinare.
Bet She’an. Il nome israeliano del luogo oggi è questo. Tra il III secolo avanti e il V dopo Cristo si chiamava Scythopolis e parlava e scriveva greco, nella terra che i romani chiamavano Palestina. Nei secoli che affondano indietro verso la preistoria era stata sempre un punto-chiave commerciale, all’incrocio tra la via dal Mediterraneo, la valle di Jezreel che penetrava in Galilea, e quella della valle del Giordano, percorsa da nord a sud dalle carovane in viaggio tra la mezzaluna fertile siriana e mesopotamica e l’Egitto. Su su risalendo nelle età e nei domini, era stata una città israelita di re Salomone e di re David, e prima dei faraoni egizi, e prima ancora dei cananei-fenici.
Che cosa centra il Palladio citato all’inizio? Il nome sta scritto in un mosaico dedicatorio e auto-celebrativo del IV secolo dopo Cristo. Si legge “Palladiou” in un’intitolazione del luogo alla dea greca Pallade Atena: una citazione voluta dal governatore del tempo, dal nome appunto palladiano, amministratore del territorio per conto del governo imperiale di Bisanzio-Costantinopoli.
È lui stesso ad assicurare - nelle tessere del mosaico tondo, delineate in caratteri greci – di aver provveduto in proprio, con soldi della sua tasca, a finanziare la costruzione del corso di Scythopolis. Naturalmente non c’è spazio nella scritta né nella storia per raccontare dettagliatamente come quei soldi gli erano finiti in quella tasca …
Bet She’an è uno dei luoghi archeologici più interessanti di Israele, aperto ai visitatori come Parco nazionale dopo gli scavi iniziati nel 1986. Della città del governatore Palladio solo poco più di un decimo è scavato.
Per ultimo è emerso uno dei più interessanti anfiteatri dell’età romana, con posti per seimila spettatori.
Gli scavi si ammirano dall’alto della vicina collina - il Tel el-Husn – abitata dall’età neolitica, dove restano i reperti di città cananee murate e di templi, di edifici del periodo egizio, di costruzioni ellenistiche.
Bet She’an-Scythopolis diventò romana intorno al 63 a.C. quando Pompeo – condottiero dell’espansione in Oriente - la inquadrò tra le dieci città note collettivamente come Decapolis, sulla frontiera del dominio romano in Siria e in Giudea (oggi territorio per lo più giordano e siriano), l’unica a ovest del fiume Giordano.
I centri decapolitani ebbero l’autorizzazione a coniare proprie monete e tutti furono urbanisticamente riordinati sugli schemi delle città romane: un cardo centrale, templi, teatri, bagni termali e altri edifici pubblici.
Con la rivolta contro Roma – che portò alla distruzione del tempio di Gerusalemme e poi alla diaspora ebraica attraverso tutto il Mediterraneo e il Medio Oriente, tra il 66 e il 70 d.C. – la popolazione ebrea praticamente scomparve.
Restò la città romana, poi romano-orientale e bizantina, diventata più importante nel IV secolo d.C. come capitale della provincia di Palestina Secunda.
Scythopolis sopravvisse malamente a un paio di terremoti devastanti, i cui effetti ben si leggono tra le pietre del parco archeologico guardando al “senso unico” di caduta di tutti colonnati.
Fu conquistata dagli arabi nel 638 e si ridusse a villaggio, rimanendo nell’oblio fino agli anni Venti del Novecento (primi scavi al tempo del Mandato territoriale britannico) e alle importanti campagne archeologiche di fine secolo.
(26 settembre 2017)