– L’Arca del Gusto di Slow Food a quota 1000 con il peperoncino calabrese Tri Pizzi

Si chiama tri pizzi, oppure minni di vacca, e la ragione è presto spiegata: la sua forma, caratterizzata da tre protuberanze all’estremità inferiore del frutto, ricorda quella della mammella di una mucca. Però è un peperoncino e cresce in Calabria, nell’area del Monte Poro, in provincia di Vibo Valentia.

«È un territorio molto rurale, dove non ci sono industrie che inquinano ma solo aziende agricole» racconta Gabriele Crudo, produttore del tri pizzi: «Lo coltiviamo in un’area di cui fanno parte una dozzina di comuni, tra questi c’è Spilinga», la località nota per la ‘nduja, il salume spalmabile di cui proprio questa varietà di peperoncino è ingrediente indispensabile.

Ciononostante il suo futuro è a rischio: per questo motivo è stato incluso nell’Arca del Gusto, il progetto con cui Slow Food individua gli alimenti a rischio estinzione in tutto il mondo. Con il peperoncino tri pizzi, l’elenco dei prodotti italiani tocca quota mille segnalazioni.

Il traguardo dei mille prodotti italiani sull’Arca del Gusto è l’occasione anche per ripercorrere la strada fatta in questi anni, e non soltanto nel nostro paese: dal 1997, quando venne segnalato il peperone quadrato di La Motta, nell’Astigiano, al 2011, quando fu la volta dell’albicocca shalak, coltivata sul monte Ararat, in Armenia, passando naturalmente per l’avvio dei Presìdi Slow Food, cioè i progetti operativi con cui l’associazione si impegna a tutelare i prodotti dell’Arca.

Negli ultimi anni, la sensibilità nei confronti di questi temi è ulteriormente cresciuta: la rete di Slow Food in Calabria, ad esempio, dal 2019 a oggi ha arricchito il catalogo con 34 nuovi prodotti. Tra questi, da segnalare ci sono i buffeddhi: dolci natalizi tipici della Bovesia, l’area ellenofona vicina a Reggio Calabria, recentemente premiati nell’ambito del progetto Food is Culture perché espressione di una comunità, quella grecanica, che ancora oggi conserva una lingua e una cultura specifica.