La grande mostra Van Gogh. Tra il grano e il cielo curata da Marco Goldin apre a Vicenza, in Basilica Palladiana, il 7 ottobre 2017. Sarà visitabile fino all’8 aprile 2018 e sarà un evento culturale di livello mondiale (tutte le informazioni su www.lineadombra.it).
Goldin ne tratta in una comunicazione diffusa in vista dell’inaugurazione, per raccontare in prima persona “il senso di quello che, cammin facendo nell’ultimo anno e mezzo, è diventato un vero e proprio “progetto Van Gogh” e non più soltanto un’esposizione, tra l’altro di così vaste dimensioni e con la presenza di tanti capolavori della pittura e del disegno”.
La mostra, spiega il curatore, racconterà, attraverso 129 opere in totale (43 dipinti e 86 disegni), l’intero percorso artistico di Vincent van Gogh, dai disegni di esordio al tempo del Borinage in Belgio nel 1880, quando svolgeva la funzione di predicatore laico per i minatori della zona, fino ai quadri conclusivi con i campi di grano realizzati a Auvers-sur-Oise nel luglio del 1890, pochi giorni prima di suicidarsi. Accanto alle opere di Van Gogh, per utili e puntuali confronti, il Seminatore di Jean-François Millet e alcuni dipinti dei pittori della Scuola dell’Aia, “che il giovane Vincent guardava con ammirazione, da Israëls ai due Maris”.
La mostra, ricorda Goldin, si svolge grazie al fondamentale contributo del Kröller-Müller Museum di Otterlo, “uno dei due veri santuari dell’opera vangoghiana nel mondo. Il museo olandese, la cui collezione raggiunge una qualità a dir poco superba, presta infatti oltre cento delle opere di Van Gogh in arrivo a Vicenza. Un’altra decina di istituzioni e collezioni private poi, aggiungono capolavori per sigillare l’intero percorso, a cominciare dalla versione da Vincent più amata de Il ponte di Langlois (1888), una tra le immagini simbolo della sua parabola artistica e per questa occasione concessa eccezionalmente dal museo di Colonia. Quadro che abbiamo eletto a manifesto della nostra esposizione”.
La mostra, al di là della vastissima presenza di opere, “l’ho pensata anche come la precisa ricostruzione della vita di Vincent van Gogh, seguendolo – racconta ancora Goldin – non solo nei dieci anni che vanno dal 1880 al 1890, ma anche nel decennio precedente, quello che prepara l’attività artistica. In questo senso, di fondamentale importanza è stata per me la rilettura, e il nuovo studio, delle lettere, soprattutto all’amato fratello Théo. Anche quelle scritte dal 1872 all’estate del 1880, quando da Cuesmes in Belgio annuncia, appunto a Théo, di voler diventare un artista. E’ il tempo dei suoi vagabondaggi, per i vari tentativi, e fallimenti, tra lavoro e aspirazioni teologiche, tra Olanda, Inghilterra, Francia e Belgio. Prima del suo percorso vero e proprio tra Brabante olandese e Francia, da Parigi, alla Provenza a Auvers. Per questo motivo abbiamo editato un nuovo libro, che accompagnerà la mostra, con cento lettere appositamente tradotte, includendo prima di tutto quelle che riguardano le opere esposte a Vicenza, oltre ad alcune altre fondamentali per la storia di Van Gogh”.
Nella Basilica Palladiana la mostra si snoderà come un vero e proprio viaggio anche nei luoghi nei quali Vincent ha vissuto: il Borinage, Etten, l’Aia, il Drenthe, Nuenen, Parigi, Arles, Saint-Rémy e Auvers-sur-Oise: “Al di là delle lettere che faranno da contrappunto ai singoli momenti, certamente uno dei punti di maggior fascino sarà la sala nella quale, attraverso un grande plastico di 20 metri quadrati, è stato ricostruito alla perfezione (nella foto) – architetture romaniche e orti e giardini e sullo sfondo la catena delle Alpilles – l’istituto di cura per malattie mentali di Saint-Paul-de-Mausole a Saint-Rémy, il luogo nel quale Van Gogh sceglie di farsi ricoverare da maggio 1889 a maggio 1890. Sarà un’immersione in un luogo sì di sofferenza ma nel quale, e attorno al quale, il pittore ha generato tanta bellezza”.
Un film documentario accompagnerà la mostra: Van Gogh. Storia di una vita il suo titolo, avrà la durata di un’ora e sarà proiettato in una vera e propria sala cinema all’interno della Basilica, come ultima, grande stanza del percorso espositivo: “E’ stato per me entusiasmante realizzare questo mio primo film documentario, arricchito dalle meravigliose immagini che abbiamo girato in tutti i luoghi di Van Gogh, tra Provenza e Auvers. Un film che vivrà come un prodotto anche slegato dalla mostra e per questo lo abbiamo raccolto in un dvd in vendita, unito a tante foto del backstage. Vi anticipo che, nei giorni in cui sarò già impegnato a Vicenza con l’allestimento della mostra, faremo quattro serate di proiezione in anteprima di questo film, nei teatri di Vicenza (25 settembre), Verona (26 settembre), Padova (27 settembre) e Treviso (28 settembre). L’introduzione che farò del film nei teatri, sarà ovviamente anche l’occasione per introdurre la mostra stessa”.
“Per un anno e mezzo mi sono aggirato prima attorno, e poi sempre più dentro, la vita e l’opera di Van Gogh – aggiunge Goldin -. Nella scorsa primavera, mentre mettevo mano a uno spettacolo teatrale sulla sua storia, e che vedrà la luce sul finire dell’anno prossimo, ho scritto, proprio per questo spettacolo, il breve monologo che l’attore che impersonerà Vincent sul palcoscenico reciterà sotto un ultimo albero della vita, accanto a un ultimo campo di grano. Gli ho dato come titolo Canto dolente d’amore (l’ultimo giorno di Van Gogh), ed è il movimento straziato di un’anima che avrebbe voluto amare e mai ha potuto esprimere invece la grandezza di questo amore. Un testo che ovviamente trae spunto da alcuni passaggi di vita contenuti nelle lettere a Théo. Sono davvero brandelli d’anima e di cuore, occhi sgranati sul mondo”.
“Tempo dopo averlo scritto – conclude il curatore – ho provato il desiderio che un pittore potesse non illustrarne alcune scene, ma entrandovi desse loro una temperatura insieme d’anima e di colore. Allora ho chiamato un artista che stimo molto, Matteo Massagrande, e gli ho mandato il testo, dicendogli solo: “Matteo, non aggiungo altro a quello che ho scritto, non ti spiego, non ti chiedo di illustrare una scena piuttosto che un’altra, falla diventare, se ti va, la tua storia. Io l’ho scritta, tu la dipingerai. Come vorrai tu”. Ecco, così effettivamente è stato, ed è nata pertanto una mostra, fatta di qualche decina di studi preparatori e di sette quadri finali che sono in questo momento ancora in lavorazione. Li vedremo nella sala successiva all’ultima dell’esposizione dedicata a Van Gogh, sempre in Basilica Palladiana, prima della sala cinema. Chi mi conosce, sa che amo da sempre scoprire come la pittura contemporanea di qualità possa dialogare con la pittura dei secoli passati. Una volta ancora, ho voluto farlo. E un libro ne resterà quale testimonianza.