– di Antonio Trentin –
C’è un allestimento assolutamente inconsueto – e ancor più lo era ormai qualche anno fa, al momento della ristrutturazione – che dovrebbe fare da modello in tutta Europa, e tanto più in Italia, per raccontare la storia vera e vissuta di una città. Quello sorprendente del Museo Storico di Lucerna.
Prendete un “contenitore” che dei musei tradizionali ha tutte le caratteristiche: l’ubicazione in un centro storico a cinque stelle (quello di Lucerna che nel Trecento fu tra le capitali della nascente Svizzera), la nobile vetustà dell’architettura (XVI secolo), il corretto aggancio all’antica funzione (arsenale delle milizie urbane).
E metteteci dentro un contenuto – il ricco patrimonio di un museo normale – tutto apparentemente affastellato su tre piani di componibili d’acciaio, allestiti come un maxi-ufficio oggetti smarriti oppure un’azienda di spedizioni in trasloco: cimeli, quadri, sculture, armi, documenti, abiti, strumenti e ogni altro possibile eccetera eccetera di antiquariato e modernariato.
Risultato dell’operazione: il più sconcertante e stimolante museo di storia cittadina che si possa visitare (o meglio: degustare come scegliendo da un menù…) in giro per l’Europa. Nessuna esagerazione: l’Historisches Museum Luzern/Museo Storico di Lucerna – aperto a pochi passi dai due celeberrimi ponti coperti che caratterizzano la città svizzera – non ha uguali né nella Confederazione Elvetica né altrove.
Niente vetrine scandite cronologicamente: anche se un filo temporale corretto si dipana quasi automaticamente, se appena il visitatore sa cosa vuole cercare. Niente sequenze tematiche obbligate: e però un oggetto tira l’altro sulle scansie, a dispetto della pseudo-confusione esibita. Niente percorsi fissi: ma i rimandi culturali e funzionali finiscono per fornire una griglia di continuità alla visita.
Il materiale del Museo Storico di Lucerna, per come è esposto, sembra piazzato totalmente alla rinfusa sugli scaffali di un deposito. E “Depot” è il nome che il museo si è dato: un magazzino da percorrere con l’occhio attento e la fantasia attiva. Perché nella struttura lucernese – affacciata sul fiume Reuss che sta per sboccare nel lago dei Quattro Cantoni – è il visitatore che si auto-crea il percorso a seconda dei suoi interessi.
L’accenno al menù, poche righe fa, non è stato arbitrario: si assaggiano cenni storici sull’indipendenza del Cantone ammirando un dipinto o un’alabarda reduce dalle battaglie contro gli Asburgo; si piluccano reperti di archeologia e chicche da esperti di antropologia culturale (un esempio tra i molti: la coppia “poltrona da dentista+sedia ginecologica” che troneggia tra un traliccio e l’altro); si gustano le tradizioni locali fatte di santini da prima comunione, stampi per dolci di marzapane, mutandoni delle trisavole; si digerisce la complessità delle istituzioni locali e confederali attraverso schede elettorali e urne utilizzate dall’esemplare democrazia rossocrociata.
Come si percorre tutto questo pot-pourri di realtà e suggestioni? Con la tecnologia in palmo di mano. Letteralmente.
Alla cassa, col biglietto, viene consegnato un lettore di codice a barre: piano dopo piano, scaffale dopo scaffale, oggetto dopo oggetto, lo si punta sulle etichette barrate che sostituiscono i cartoncini dei musei tradizionali ed ecco la descrizione sul palmare elettronico, in diverse lingue.
Come dire: una visita museale “à la carte” dove sono curiosità e intelligenza a fare ogni volta l’ordinazione, un museo self-service che mette a disposizione 3.000 elementi del sistema “oggetto museale-codice a barre-lettore palmare”.
E a chi comprende tedesco o inglese il Museo Storico di Lucerna offre più volte al giorno la sua interpretazione di cosa deve essere il “museo vivo” su cui da qualche decennio si disquisisce e sperimenta un po’ dappertutto.
Un attore – un vero giovane attore, non una qualsiasi guida particolarmente ciarliera – accompagna i gruppi tra i (finti) depositi del “Depot” e attraverso i tre livelli espositivi aprendo scatole e cassetti, maneggiando reperti e documenti, indossando vestiti e cappelli, raccontando di gnomi e dragoni, di prigioni e impiccati, di riti funerari e moda nel secoli.
Nessuna pretenziosità, molta leggerezza, anche se tutto è filologicamente corretto. Di mini-show, si tratta, non di lezione accademica.
Ma è garantito che le storie e la Storia restano in mente a chi vi passa dentro, per una volta da rapido ma intenso co-protagonista.
Info: Historisches Museum Luzern, Pfistergasse 24, Luzern – historischesmuseum.lu.ch
(27 maggio 2017)